Le fredde pietre dei muri perimetrali si innalzano verso un cielo terso e i merletti in alto riportano la mente ad epoche passate, passeggiando nel silenzio della natura del Castello di Ramazzano mi sembra di sentire le spade che si incrociano ribellandosi e un fruscio di eterno che si diffonde dalle colline circostanti.
Non ho mai provato una tale pace nella mia vita moderna, i miei occhi non si sono mai persi nell’orizzonte come oggi.
Appena oltre le imponenti mura, proprio sul grande affaccio del Castello, lo sguardo si perde nell’orizzonte di queste variopinte colline. Sembra non esserci al mondo nessun altro che me e la natura di questi luoghi, non scorgo altro oltre il verde e il rosso della vite, dalle finestre della camera non vedo altro che il mondo come lo avevo sognato da bambino. Un mondo che avevo dimenticato perso nella mia quotidianità densa di impegni.
Penso che il tempo trascorso qui mi stia curando, non so bene da cosa, ma ogni ora che passa, ogni finestra che apro, ogni sorso di vino che faccio riesco a ricostruire meglio un pezzo di me.
Scendendo nel giardino, oltre la parete di rose bianche, giù per la scalinata della collina, scorgo oltre le foglie del possente ippocastano, un sole deciso che mi acceca e mi riscalda. L’odore del rosmarino mi scalfisce l’olfatto e mi inebria scuotendomi profondamente come fossi stato ancora in un sogno. Dopo qualche giorno qui, mi accorgo che la realtà inizia a perdere valore e importanza.
Sono sceso a piedi lungo il sentiero che porta al vigneto, seguendo Vincenzo, il custode di queste piante che sono per lui vive più che mai, lui che accarezza la terra, che accarezza gli steli, che ne cura le ferite. Lui che ne raccoglie il frutto e che lascia al vino il compito di narrare l’essenza di questi luoghi. Ho camminato sulla terra, ho affondato i piedi in essa, vi ho costruito un nuovo rapporto di rispetto.
GUARDARSI INTORNO PER GODERE DELLA BELLEZZA DEL MONDO
Non guardo più l’orologio, mi gusto semplicemente lo scorrere della giornata in connessione con la natura, passeggio nelle sale dei Ramazzani, nel cuore antico dell’Italia medievale e rivedo i loro banchetti, le luci delle candele e sento l’odore inebriante del loro vino. Calmo e fermo nel calore dei miei pensieri, al centro delle sale del Castello, ho alzato la testa, appena di fronte al camino acceso e l’universo si aperto davanti ai miei occhi. Una cupola completamente affrescata ha spiegato la sua storia attraverso i suoi colori. Ci sono luoghi eletti che riescono a costruire un legame indissolubile con la mente dei suoi abitanti, credo che sarò per sempre legato a questo luogo e alla bellezza degli affreschi che si estendono nelle sale, appena sopra la mia testa.
Nella penombra del fuoco, mi perdo nelle battaglie disegnate sul soffitto, nelle scende di vita quotidiana di un tempo complicato, di un tempo lontano, di un tempo aspro. Provo a seguire le linee dorate, i fondi rossi, la linea delle matite ancora visibile, al centro una Madonna, una donna fiera nel suo velo a vegliare sulla famiglia e su questo Castello. È la stessa che ritrovo sulla bottiglia di vino davanti a me. Cercavo pace e qui l’ho trovata, cercavo una casa e qui vedo disegnata una Madre, a simbolo del Castrum Ramacani.
È questo lo scudo che cercavo fuggendo dalla mia città, cercavo un rifugio che avesse la possibilità di fermare il mio tempo, di rallentarlo, di rallentarmi. Cercavo un modo per reimparare a vivere, un modo per ritornare a godermi un semplice bicchiere di vino. Cercavo il Castello.
Cercavo un modo per reimparare a vivere, un modo per ritornare a godermi un semplice bicchiere di vino. Cercavo il Castello.
Continua a seguire la storia del Castello e dei suoi odierni custodi